Il gup Rosalba Liso che si occupa del caso Cucchi, non ha dubbi nel chiedere la condanna a due anni per Claudio Marchiandi, funzionario del Prap (Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria), e il rinvio a giudizio davanti alla corte d’assise dei tre agenti della polizia penitenziaria accusati del pestaggio di Cucchi e dei nove, tra medici e infermieri del Pertini, dove il detenuto fu ricoverato per cinque giorni.
“Stefano era nelle mani dello Stato e nelle mani dello Stato è deceduto”. Un’ambulanza chiamata intenzionalmente solo dopo due ore dal ricovero detentivo e un falso certificato medico redatto dalla Dott.ssa Rosita Caponetti (anche lei imputata) che Marchiandi commissionò per nascondere le reali condizioni fisiche del giovane arrestato e picchiato, forse su “suggerimento”dello stesso direttore del carcere romano Regina Coeli, Mauro Mariani. Abuso delle funzioni di pubblico ufficiale, violazione del protocollo tra Asl e Prap pur di imporre il ricovero di Cucchi al Pertini in un reparto in cui “Stefano non doveva assolutamente entrare poichè paziente di una fase di acuzie”.
Cercando infine di eludere le indagini, ‘occultando’ la circostanza che Stefano fosse stato aggredito, e disponendo un ben poco velato ostruzionismo alle richieste di trasferimento urgente del ragazzo al Fatebenefratelli disposto dal dottor Degli Angioli (del presidio medico del carcere che visitò Cucchi accertando l’urgenza del ricovero), Marciandi si è garantito una richiesta di condanna a 24 mesi di carcere davanti al giudice.
Ma per quel 22 ottobre 2009 i complici e i responsabili della morte del 31enne, arrestato per droga una settimana prima, sono molti di più. Negli ultimi giorni di vita a Stefano Cucchi è stata negata persino la propria dignità, oltre che il rispetto dei suoi diritti fondamentali. La famiglia, costituitasi parte civile nel processo, attende ancora giustizia.